TENDINOPATIE (Tendine d’achille)
tendinopatia più frequente per il corridore è quella al tendine d’achille.
Il tendine di achille è la “prosecuzione” del tricipite surale (formato da Gastrocnemio e Soleo) che permette la trasmissione di forza dal muscolo al tallone.
Rispetto ad altri tendini, rappresenta una struttura molto importante, non solo per le dimensioni, ma perché durante la contrazione muscolare del tricipite (fase di spinta della corsa) incamera e restituisce il 70-80% dell’energia accumulata durante la fase di stiramento (appoggio).
Da qui è possibile comprendere come sia particolarmente sollecitato durante la corsa e quanto, un funzionamento anomalo di questa
struttura possa compromettere lo stile di corsa.
Il tessuto tendineo è più resistente di quello muscolare, per questo motivo difficilmente va incontro a fenomeni acuti di “stiramento”; allo stesso tempo è meno vascolarizzato (ha un metabolismo più basso, testimoniato da un consumo di ossigeno 7.5 volte inferiore di quello muscolare) e quindi necessita di più tempo per adattarsi al carico d’allenamento.
Allo stesso tempo, il muscolo si adatta velocemente al carico (quindi può facilmente “smaltire” un po’ di affaticamento) perché è
estremamente vascolarizzato.
Il tendine d’achille è meno soggetto a lesioni acute rispetto al muscolo tricipite (perché è più resistente), ma impiega più tempo ad adattarsi, di conseguenza è maggiormente soggetto a patologie croniche (da sovraccarico) come le tendinopatie.
CAUSE:
tra quelle anatomiche c’è da ricordare uno scarso tono muscolare del tricipite, muscolatura retratta, dismetrie degli arti, squilibrio biomeccanico tra i 2 arti inferiori (stile di corsa asimmetrico), varismo/valgismo eccessivi del ginocchio, eccessiva pronazione/supinazione del piede e soprappeso.
Ovviamente una causa anatomica (se non eccessivamente grave) non è in grado di far scaturire da sola una tendinopatia se non è presente anche una causa fisiologica; infatti, il “correre con i muscoli stanchi” (causa fisiologica) è il fattore di rischio che percentualmente influenza l’insorgere di questa patologia.
COSA PUO’ FARE IL PODISTA:
come in tutte le patologie da sovraccarico di natura non muscolare, il riposo e l’applicazione di ghiaccio rappresentano l’intervento
principale ai primi sintomi.
Se nell’allenamento successivo questi non migliorano è consigliabile qualche giorno di riposo (e ghiaccio) in più.
Il massaggio trasversale profondo (vedi questo video http://www.youtube.com/watch?v=VUWKLJufji8) rappresenta un buon metodo per innalzare il metabolismo del tendine e facilitare il recupero; ovviamente deve essere fatto con regolarità diverse/parecchie volte il giorno.
Se i sintomi persistono anche dopo diversi giorni di stop è consigliabile rivolgersi a personale qualificato.
RITORNO ALLA CORSA:
la gradualità con la quale tornare alla corsa deve essere proporzionale alla lunghezza del periodo di stop.
Le primissime volte è meglio cominciare con delle camminate anche abbastanza lunghe di 1 ora, per poi alternare tratti di cammino a tratti di corsa (o con sedute brevi di corsa lenta).
PREVENZIONE:
come visto sopra nelle “CAUSE”, l’eccessivo carico di lavoro è il fattor scatenante (e principale) di questa tipologia di infortunio.
Quindi la prima cosa è cercare di comprendere gli errori metodologici effettuati e modificare la metodologia d’allenamento.
Secondariamente, se durante il periodo dell’infortunio ci si è rivolti a personale qualificato, è importante che questi abbia valutato la presenza di eventuali cause anatomiche (vedi sopra) che hanno facilitato l’insorgenza dell’infortunio.