Quando ero ragazzo….

Quando ero un ragazzo, nel senso di appartenenza alle categorie giovanili di atletica, ricordo che le sedute di allenamento in campo erano scandite dal tempo, tempo dell’orologio, del cronometro e dei giri di pista.

Ricordo che esistevano i cronometri da polso e quelli , utilizzati dal nostro allenatore, da tenersi in mano, un poco più sofisticati con i decimi, i centesimi ed i millesimi di secondo!

Verso la metà degli anni novanta, quando ero allievo e poi juniores , ricordo che cominciavano a diffondersi i cardiofrequenzimetri da polso, ed i primi gps grandi come sveglie!!!

Oggi, la tecnologia ci mette a disposizione innumerevoli marche e modelli di gps, cardiofrequenzimentri che pesano poche decine di grammi e misurano praticamente tutto.

Orologi che misurano frequenze cardiache, distanze, tempi, cadenza, postura, dislivelli, temperature, calorie, percentuali grassi bruciati, tempi di recupero in ore dopo un certo allenamento etc etc….e non ne menziono tutte!

Ormai la maggior parte di sportivi(quasi tutti direi…) ha uno di suddetti strumenti.

Capita spesso(e sempre più spesso ahimè) di parlare con podisti che ancor prima di cominciare a correre, hanno il loro bravo orologio tutto fare.

Gli atleti che seguo( molti) sono “ossessionati” dal ritmo, dal passo, dalle informazioni che continuamente guardano durante la loro corsa sul quadrante del gps.

Tutto è ridotto al puro dato oggettivo del loro “orologio”.

Si sentono persi se il ritmo non è quello voluto, se le sensazioni non coincidono con i dati.

Lungi da me pensare e dire che il tempo , il ritmo non conti;le prestazioni si fanno lavorando su tanti parametri, tra cui il tempo, il ritmo, la frequenza cardiaca etc

Ma è anche vero che ascoltare il proprio respiro mentre si corre, sentire il proprio cuore che lavora , percepire i muscoli che fanno fatica , ci aiuta a sensibilizzarci su quello che stiamo facendo…e credetemi se vi dico che con esperienza e senza nessun uso di “strumenti” si può benissimo capire a che ritmo stiamo correndo, e a che livello di impegno muscolare, cardiaco e respiratorio.

Ai miei atleti impongo( in alcuni momenti dell’anno ed in certi allenamenti) di correre con un semplice orologio, proprio per abituarsi ad “ascoltare” il proprio corpo e non essere schiavi di uno strumento utile ma soprautilizzato.

Alberto Biscardi

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