L’ansia nella corsa: alleata o nemica?

Quale influenza ha l’ansia, in senso positivo o negativo, su un podista che si appresta ad iniziare una gara?
L’ansia viene definita come uno stato penoso di attesa apprensiva nei confronti di un evento negativo che sta per accadere e verso il quale ci si sente impotenti e indifesi. Quando questo meccanismo diventa sproporzionato l’ansia, anziché favorire l’adattamento all’ambiente e predisporre all’azione, manda l’organismo in blocco e peggiora la prestazione.
E’ possibile definire l’ansia come un sentimento molto vicino alla paura o all’angoscia ma a
differenza di queste si scatena anche in assenza di un pericolo reale, come ad esempio di fronte ad una prestazione sportiva.
Quando l’atleta si appresta ad affrontare una gara entra in uno stato di ansia moderata e di breve durata che attiva nel suo organismo una carica energetica utile ai fini del superamento positivo della prova. Al contrario, se il livello di ansia diventa troppo basso o elevato la prestazione risulterà inevitabilmente più scadente. Tra i sintomi che caratterizzano i fenomeni eccessivamente ansiosi troviamo: irrequietezza, pensieri ossessivi, irritabilità, disturbi del sonno e della concentrazione, tensione muscolare, nausea, tendenza ad orinare continuamente, “ricerca della sconfitta” (meglio
compromettere la prestazione pur di uscirne velocemente e rilassarsi), tremori ecc….
Numerosi studi indicano che le persone che si ritengono soddisfatte dei propri successi e delle proprie prestazioni presentano bassi livelli di ansia, mentre chi manifesta scarsa autostima e insicurezza personale evidenzia alti livelli di ansia mostrando maggiori preoccupazioni verso la performance sportiva. E’ stato dimostrato inoltre come ansia e stress in situazioni competitive aumentino al diminuire delle esperienze di successo. Possiamo aggiungere inoltre che uno scarso apprezzamento/riconoscimento delle persone che riteniamo importanti, obiettivi mal formulati, richieste o aspettative eccessive nei contronti di sé stessi e paura di non riuscire a ripetersi dopo un’ottimo risultato ottenuto ad una gara, possano creare nel podista sentimenti negativi favorendo l’emergere dell’ansia.
Le tecniche e le procedure per ridurne gli effetti debilitanti che sono state sperimentate sono molteplici e risultano essere efficaci dopo aver identificato le reazioni soggettive agli stimoli stressanti. Se le reazioni si manifestano a carattere comportamentale o fisiologico saranno più indicate tecniche somatiche (es. tecniche di rilassamento, biofeedback) mentre se le reazioni si presentano maggiormente nei contenuti dei pensieri sarà più appropriato un intervento di tipo cognitivo (es. strategie di self-talk). Nei casi più gravi quando i sintomi diventano acuti e sfociano in veri e propri attacchi di panico è necessario attivare un intervento di tipo psicoterapeutico per affrontare e risolvere i conflitti interni che li hanno determinati.
Durante ogni intervento è sempre importante tenere in considerazione che il runner è costantemente immerso in relazioni altamente significative ed è quindi opportuno individuare i fattori del contesto d’appartenenza (famiglia, contesto lavorativo, società sportiva, rapporto atleta-allenatore ecc…) che possono condizionare positivamente o negativamente la sua performance.
L’ansia è un’emozione che ci appartiene ed è una nostra alleta, nello sport e nella vita. Il nostro corpo attraverso questa sensazione ci comunica sempre qualcosa di importante che sta accedendo dentro di noi e dobbiamo imparare ad ascoltarlo.
Non dobbiamo combattere l’ansia per superarla, ma imparare a comprenderla e gestirla.

Dott.ssa Serena Gallorini
Psicologa
serena.gallorini@gmail.com

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