La motivazione e le aspettative sono meccanismi psicologici da tenere ben presenti quando pratichiamo sport di resistenza, in particolare quando ci sperimentiamo su lunghe distanze che mettono a dura prova anche un fisico ben allenato in cui il fattore mentale diventa fondamentale.
E’ proprio durante queste gare che i runner hanno maggiori probabilità di incontrare fattori che disturbano la prestazione, ovvero stress, ansia e crisi di vario genere.
L’atleta di fronte a queste difficoltà può abbattersi, perdere il controllo e rinunciare a completare la competizione oppure andare avanti affrontando tutte le complicazioni che si presentano, una dopo l’altra.
Il mondo dello sport è una preziosa palestra di vita che ci insegna ad affrontare gli ostacoli che incontriamo e a gestirli.
Nella nostra società lo sport rappresenta uno dei contesti più vasti per facilitare lo sviluppo della resilienza.
La resilienza non è una condizione che le persone possiedono oppure no, è un processo che tutti possono costruire.
Si sviluppa lottando e rimanendo saldi nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Tutti abbiamo delle motivazioni, la differenza tra gli individui consiste nella loro capacità di farle durare a lungo nonostante le criticità, le difficoltà e i problemi.
La capacità di perseverare, di mantenere centrata la motivazione nonostante tutto viene detta resilienza.
Spesso i giornali ci propongono stravaganti promesse in cui vengono dispensate facili ricette per vivere senza stress, come se lo stress fosse necessariamente una condizione negativa e come se la
sua assenza coincidesse con il raggiungimento della felicità.
Sappiamo con certezza che gli esseri umani sono stati progettati per convivere quotidianamente e per affrontare con successo difficoltà e stress.
Discendiamo da generazioni di esseri umani che sono sopravvissuti a predatori, guerre, carestie, malattie ecc… E’ la resilienza a costituire la normalità negli esseri umani, non la fragilità.
Chi, di fronte a eventi stressanti chiede un aiuto terapeutico o manifesta gravi forme di disagio rappresenta l’anomalia, non la regola.
La regola, per gli esseri umani, è rappresentata dalla resilienza, ce l’abbiamo nel DNA.
Non tutti i podisti sono in grado di autogestirsi quando sentono la stanchezza durante la corsa, quando i battiti cardiaci accelerano o si imbattono in impedimenti e imprevisti di vario genere.