IL PENSIERO POSITIVO
“Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?” Le possibili risposte ci orientano in direzioni opposte: una può essere letta in modo positivo con una visione ampia e aperta a molteplici possibilità mentre l’altra è negativa, ristretta e chiusa in sé. Nel caso venga adottata una visione ampia saremmo in presenza di un processo, qualcosa che è giunto a metà e che deve trasformarsi e divenire. Nel caso della visione ristretta il processo è bloccato, non c’è possibilità di ulteriori sviluppi, è un circuito chiuso. E’ l’atteggiamento di chi non crede nelle proprie potenzialità tanto da disegnarsi addosso un’immagine che lo porta a rifiutare a sé stesso il piacere di sperimentare e che in definitiva lo conduce ad un’unica possibilità, ovvero quella di negarsi ogni possibilità.
Assumere un pensiero positivo permette al podista di sfruttare una spinta propulsiva che gli da la possibilità di andare oltre i risultati raggiunti tendendo ad un miglioramento continuo, sia qualitativo che quantitativo.
E perchè dovremmo riuscirci? Dentro ognuno di noi c’è un enorme potenziale inesplorato che aspetta di essere scoperto e valorizzato. Nella corsa, il persistere nel pensiero di non riuscire ad avere un ritmo medio-veloce negando di possedere un potenziale fisico e psicologico significa continuare a porsi in una prospettiva di rinuncia, quella “del bicchiere mezzo vuoto”. Avvicinarsi ai propri obiettivi significa provare, riprovare e tentare ancora con disciplina, pazienza e perseveranza impegnando energie e tempo libero. Occorre darsi fiducia e abituarsi all’idea di poter percorrere qualsiasi distanza, adottando un atteggiamento aperto a nuove sfide che vogliamo superare e vincere. Ogni runner sa quanta strada ha percorso dal suo primo allenamento ed è in questi ricordi che deve trovare lo slancio e l’ottimismo giusto per orientarsi verso nuove avventure.
Esercitare con costanza il pensiero positivo da la possibilità di integrarlo nel profondo diventando parte di noi stessi fino ad incorporarsi pienamente nella nostra psiche.
Per poter effettuare tale pratica è importante sapere qual è la sua predisposizione iniziale “a pensare positivo”. Bisogna capire come l’individuo, che si vuole preparare, vive gli eventi positivi e quelli negativi. In seguito a cosa, a suo avviso, si è vinto o perso. Bravura, fortuna, il caso? Da questi elementi è possibile valutare l’autostima dell’atleta e l’auto-efficacia sapendo che chi pensa spesso in negativo, probabilmente, ha una bassa autostima. L’approccio positivo alla realtà circostante è presente in ognuno di noi; per alcune persone con un’alta autostima e buona autoefficacia personale risulta più semplice accedervi mentre per altri c’è bisogno di un allenamento specifico per cominciare a stimolarlo allontanando e annientando i pensieri neri e ponendo risalto solo a quelli propositivi. E’ bene, pertanto, aiutare il podista a cercare, inizialmente insieme, ciò che di lui è positivo per poi cominciare a “tirarlo fuori”. Mano a mano, ciò che sembra uno sforzo diventa naturale. Non si diventa pensatori positivi da un giorno all’altro, occorre tempo e la volontà di non lasciarsi scoraggiare ed inquinare la mente da cattivi pensieri che giocano al ribasso con le nostre potenzialità.
Dott.ssa Serena Gallorini
Psicologa
serena.gallorini@gmail.com