FATTORI DI RISCHIO
Per “Fattore di rischio” si intende una condizione che a livello probabilistico (“causa”) che può favorire lo sviluppo o il decorso di un determinato infortunio.
Spesso vengono suddivisi in Fattori Intrinseci e fattori Estrinseci, ma per maggiore chiarezza li divideremo in cause Anatomiche e cause
Fisiologiche.
Cause Anatomiche :
sono tutte quelle predisposizioni individuali stabili che incrementano la probabilità di infortunarsi; tra questi troviamo:
Età:
invecchiando, i tessuti perdono elasticità e sono maggiormente soggetti ad infortuni. La pratica corretta dell’attività fisica aiuta a rallentare questo processo e a mantenere l’elasticità dei tessuti.
Marcata armonia muscolare:
una muscolatura retratta (cioè meno flessibile della norma), poco tonica (cioè con livelli di forza muscolare inferiori alla media) o poco coordinata (in relazione al percorso affrontato) sono fattori di rischio che possono portare sia ad eventi da Sovraccarico (tendinite, contratture, ecc.) che Acuti (stiramenti, distorsioni, ecc.).
Somatotipo:
rientrano in questa causa sia la composizione corporea (il sovrappeso è un ovvio fattore di rischio che incrementa il carico sulle strutture articolari-tendinee) ed eventuali dismetrie degli arti inferiori (una gamba più lunga 5mm dell’altra è un fattore di rischio).
Altri fattori:
alluce valgo, piede piatto (o eccessiva pronazione), angolo del ginocchio non fisiologico (eccessivo varismo o valgismo), ecc.
Cause Fisiologiche:
rientrano in questo ambito tutte quelle variabili che entrano in gioco in tempi più brevi e sono modificabili con l’allenamento.
Regolarità nell’allenamento:
la capacità di organizzare il proprio tempo in maniera tale da riuscire ad allenarsi con regolarità rappresenta un fattore fondamentale che predispone tutto l’organismo (e in particolar modo le strutture tendinee, articolari ed ossee) a subire in maniera minore soprattutto lo sforzo delle gare.
Correre intensamente con i muscoli stanchi:
rappresenta uno dei fattori di rischio più “banali”, ma allo stesso tempo più frequenti. Sappiamo tutti che una breve seduta di corsa lenta è in grado (in assenza di dolori e fastidi) di facilitare il recupero; di contro, carichi particolarmente elevati (per durata ed intensità) incrementano il rischio di infortunio non tanto per l’apparato muscolare (che solitamente è il primo a recuperare), ma per le strutture tendinee e articolari.
Fare “pasticci” con l’allenamento:
la modificazione improvvisa dei carichi di lavoro o l’introduzione di mezzi cui si è poco avvezzi (palestra, balzi, ecc.) in maniera non graduale può creare dei sovraccarichi cui l’organismo non è prontamente abituato a recuperare, incrementando il rischio di infortuni.
Lo stesso utilizzo di sport alternativi è efficace se questi vengono introdotti con gradualità (e praticati con regolarità) o se inseriti in periodi di carico medio-basso.
Stress extrasportivo:
è ormai riconosciuto quali possono essere gli effetti di eventi stressanti extrasportivi (cioè della vita di tutti i giorni) sulla composizione dei tessuti: rigidità muscolare, scarsa predisposizione alla faticapsico-fisica e cattivo recupero.
Gli atleti professionisti difficilmente risentono di questi fattori perché lo sport è il loro lavoro, ma per chi lo affronta in maniera amatoriale/dilettantistica non è così.
Se da un lato la pratica sportiva permette di essere maggiormente rilassati e sereni, un carico eccessivo di “allenamento + stress extrasportivo” può essere deleterio, per questo è bene essere in grado di ridimensionare il proprio training nei periodi più stressanti e riprendere carichi elevati con gradualità quando c’è maggior predisposizione all’allenamento.
Altri particolari relativi all’allenamento:
mancata alternanza dei mezzi allenanti (estensivi ed intensivi), eccessivo rapporto “ore di allenamento/ore di gara”, mancanza di periodi (anche brevi) di rigenerazione con carichi ridimensionati, ecc.
N.B.: ovviamente questa suddivisione in “cause” anatomiche e fisiologiche è indicativa, in quanto su alcune variabili di tipo anatomico sono invariabili (come l’età), mentre altre possono essere modificabili a lungo termine con l’allenamento (muscolatura retratta, poco tonica, ecc.) ed altre con interventi chirurgici (alluce valgo, ecc.).
PERCHE’ CI SI INFORTUNA?
La presenza o meno dei fattori di rischio sopra elencati rappresentano solamente un insieme di variabili che aumentano/diminuiscono la probabilità di infortunarsi.
Da qui è difficile capire come non sempre è facile stabilire le cause di un infortunio.
ma su cosa deve focalizzarsi un runner per evitare di infortunarsi?
Il primo fattore è sicuramente quello di riconoscere prematuramente una situazione potenzialmente pericolosa; ovviamente sono i sintomi (fastidi, rigidità, dolore, ecc.) ad essere i campanelli d’allarme.
Da una parte l’esperienza aiuta molto, ma uno stop (o riduzione drastica dell’allenamento) ai primi sintomi può essere una garanzia di non incorrere in infortunio o al limite di dover effettuare un periodo di stop relativamente breve!
In ogni caso, qualsiasi periodo di stop (o di riduzione drastica dell’allenamento) deve essere accompagnato da una ripresa in
cui la gradualità ha l’importanza fondamentale!
In tutti quei casi in cui un breve (pochi giorni) periodo di stop non faccia passare i sintomi o quando il dolore acuto persiste è necessario
rivolgersi ad uno specialista esperto in infortuni per i runner.
Nei prossimi articoli ci addentrermo in maniera più specifica sui più frequenti infortuni del runner.