DISTORSIONI ED INSTABILITA’ DELLA CAVIGLIA
Le lesioni all’articolazione tibio-tarsica (caviglia) rappresentano il rischio principale per atleti che si allenano con scarsa regolarità (e quindi hanno i muscoli in grado di sollecitare in maniera importante strutture tendine poco abituate) o che affrontano terreni instabili
(come ad esempio competizioni trail) senza un livello di adattamento/allenamento adeguato.
In ogni modo, esistono cause anatomiche in grado di incrementare l’instabilità della caviglia e quindi rendere un soggetto più predisposto anche senza la presenza di cause fisiologiche particolari.
Un aspetto particolarmente importante da considerare è che quest’articolazione è stabilizzata da 2 componenti:
Componenti passive:
legamenti e la capsula articolare che sono formati da tessuto connettivale con una determinata resistenza tensiva; quando questa viene superata (movimento anomalo della caviglia oltre una certa intensità) il tessuto viene lesionato con i conseguenti sintomi della
distorsione (dolore, instabilità, ecc.).
Componenti attive:
sono i muscoli che stabilizzano la caviglia; come tutti gli altri muscoli, aumentano la loro efficienza se sufficientemente allenati.
La ginnastica propriocettiva rappresenta il miglior allenamento generale per questi muscoli, mentre la corsa su terreni irregolari il miglior allenamento specifico (ma con rischi di lesione alle componenti passive).
Le caratteristiche di queste 2 componenti sono estremamente importanti, perché permettono di modulare al meglio la riabilitazione la prevenzione; infatti gli eventi lesivi coinvolgono prevalentemente le strutture passive, che inoltre impiegano dalle 16 alle 50 settimane per tornare alla loro normale forza tensiva.
È ovvio che in una situazione del genere la stabilizzazione a carico delle componenti attive diventa di principale importanza per la riabilitazione, ma anche per il ritorno alla pratica sportiva e la prevenzione secondaria; di conseguenza un allenamento
propriocettivo corretto (con la giusta tempistica e modalità esecutiva) rappresenta l’elemento chiave per chi soffre o ha sofferto di questa patologia.
CAUSE: come gia detto sopra, quando viene superata la forza tensile dei legamenti o della capsula articolare si va incontro ad una lesione, la cui gravità è proporzionale alla porzione di tessuto lesionato (che non sempre corrisponde all’intensità del dolore percepito).
Una lassità legamentosa o la presenza di tessuto non ancora riformato (per chi ha già avuto distorsioni) rappresenta la causa principale, soprattutto di recidive che solitamente impiegano più tempo a guarire rispetto alle prime lesioni.
COSA PUO’ FARE IL PODISTA:
visto che non sempre esiste corrispondenza tra il dolore/fastidio percepito e la gravità della lesione, è da prestare particolare attenzione ad
infortuni di questo tipo.
Per limitare l’ematoma è fondamentale l’applicazione di ghiaccio e un bendaggio (solo se effettuato da personale competente) oltre allo stop di tutte le attività che danno dolore/fastidio.
Il trattamento ovviamente dipende dal grado della lesione; nel caso in cui il dolore non diminuisca dopo qualche ora (o se è particolarmente intenso) è consigliabile recarsi al pronto soccorso.
RITORNO ALLA CORSA e PREVENZIONE:
i tempi del ritorno alla pratica dipendono dalla gravità della lesione e devono essere dettati da personale qualificato.
È da tenere in considerazione che la scomparsa dei sintomi (e di conseguenza anche la propensione al ritorno alla normale vita
atletica) anticipa di diverse settimane la completa rigenerazione (e forza tensiva) del tessuto connettivale, quindi è da prendere sempre in considerazione la pratica della ginnastica propriocettiva; il rischio sarebbe quello di recidive con gravità superiori rispetto al primo evento
lesivo.
Nel caso di instabilità cronica, non compensabile con la ginnastica propriocettiva è necessario che uno specialista valuti la possibilità di utilizzare di cavigliere funzionali (o bendaggi) o l’intervento chirurgico