I protocolli di Core stability rientrano in tutti i programmi di allenamento dei runner professionisti.
Questo sottolinea sempre di più l’importanza di questo tipo di esercitazioni, a tal punto che su Youtube si trovano ormai un’infinità di contenuti sull’argomento.
Ma rappresentano dei protocolli veramente efficaci tutti questi video che si trovano in rete? Quali sono i movimenti più efficaci (addominali, plank, ecc.)?
In questo post andremo prima a scandagliare cosa dice la bibliografia scientifica sull’argomento (per avere prove veramente valide) e successivamente vedremo quali sono gli esercizi più utili per un programma efficace che minimizzi il tempo perso.
Non solo, vi forniremo un approccio che, con estrema gradualità, vi permetterà di effettuare carichi di lavoro rivolti alla massima efficacia, fornendovi 3 programmi (base, intermedio, avanzato) in maniera tale da poter scegliere quello che più viene incontro alle vostre caratteristiche ed al tempo che avete a disposizione.
Credo che a qualsiasi runner sia capitato in qualche finale di gara di inclinare eccessivamente il busto in avanti, ruotare eccessivamente busto e braccia e sforzarsi oltremodo a spingere il corpo in avanti.
Tutti questi atteggiamenti posturali insorgono con la fatica ed hanno la conseguenza di limitare in un certo modo anche la meccanica respiratoria, facendo percepire ancora maggiore fatica.
Non solo, in queste condizioni, si tende ad essere meno rilassati e di conseguenza è necessario ancora più impegno per mantenere la stessa velocità.
Tutti gli atteggiamenti indicati sopra indicano un affaticamento dei muscoli del core e le conseguenze che possono avere non sono relative esclusivamente al calo della velocità di corsa nei finali di gara, ma anche sulla percezione di benessere che la corsa può darci.
I muscoli del “core” (in tutto sono 29 paia), la cui funzione è quella di stabilizzare ed orientare l’attività di pelvi, schiena ed anche durante i movimenti del corpo.
Questo concetto è corretto, ma incompleto dal punto di vista funzionale.
nella figura sotto infatti, potete vedere quelle che sono le catene cinetiche, cioè un insieme di muscoli, articolazioni, fasce connettivali, ecc che permette di generare e trasmettere forze in sinergia con le altre catene.
Appare evidente come tutte queste passano attraverso il core, che diventa sostanzialmente un crocevia tra tutte le catene cinetiche, che coinvolge anche l’attività degli arti inferiori.
L’allenamento funzionale è l’insieme di movimenti naturali (che coinvolgono equilibrio, propriocezione, su tutti i piani del movimento) di difficoltà progressiva che abbiano un obiettivo motorio relativo al miglioramento degli Schemi Motori di Base (correre, lanciare, strisciare, ecc.), della prestazione sportiva e della prevenzione infortuni.
Leggendo il nostro post su come effettuare un programma di allenamento funzionale, appare evidente come il core stability non sia altro che una parte di un protocollo di allenamento funzionale, in particolar modo la fase iniziale.
In altre parole, allenare la stabilità del core, è una condizione essenziale (iniziale), ma non sufficiente al fine di ottimizzare l’allenamento di tronco/pelvi/anche per il movimento della corsa.
E’ necessario un approccio che tenga in considerazione l’allenamento funzionale se si vuole influire sulle catene cinetiche (che attraversano tutto il corpo e sono responsabili dei movimenti della corsa) e non solo sul “settore” del core.
i movimenti funzionali nell’allenamento funzionale per il core sono: Core stability, Forza orizzontale e Stacco!