Correre scalzi: una moda o qualcosa di più ?

Per oltre quarant’anni la gente in occidente ha corso con scarpe fatte per essere “morbidose”, nella speranza di prevenire gli infortuni ed andare più forte.

Eppure i corridori scalzi sostengono che correre senza scarpe o con calzature minimali sia meglio e più sicuro.

Chi ha ragione?

E che tipo di scarpe dovresti indossare per un’esperienza di running più sana?

Scoprilo in questo articolo.

Una breve storia delle scarpe “morbidose”

C’erano una volta delle persone che correvano senza scarpe.

Pestavano i piedi su sentieri di terra battuta. Si buttavano giù per canyon rocciosi. Galoppavano in verdi praterie. Tutto scalzi, o quasi.

In alcune parti del mondo la gente corre ancora così.

Nel frattempo, in occidente, nel corso degli ultimi quarant’anni un intero settore industriale è cresciuto intorno alla tecnologia delle scarpe da running.

Al giorno d’oggi molti di noi pensano che se non abbiamo allacciato le nostre scarpe con gel-arco-pronato-supinato-suola-interna-esterna-allacciatura-schema-mega-industriali, non dovremmo neppure pensare di uscire per strada.

Ma c’è anche un’altra scuola di pensiero: i cosiddetti “barefoot runners”, i corridori scalzi.

Costoro sostengono che tutta la mania delle scarpe sia poco più che una sciocchezza.

Credono che faremmo meglio a ritornare ad una scarpa più “naturale” per correre.

O lasciare perdere le scarpe del tutto.

Allora, chi ha ragione?

Le persone corrono dalla notte dei tempi.

Per cacciare, per sfuggire al pericolo, e anche per il semplice piacere di farlo.

Infatti, sono stati riportati eventi di corse competitive che risalgono al 1829 AC.

Ma si è dovuto aspettare fino agli anni 60 perché atleti non competitivi cominciassero ad adottare la corsa come forma di allenamento regolare.

E con questo nuovo gruppo di corridori amatoriali è arrivato un interesse tutto nuovo per delle calzature sport-specifiche.

In breve tempo l’iconico baffo della Nike è arrivato nei negozi.

Il suo successo può essere dovuto al fatto che le scarpe fossero più leggere della maggior parte di quelle allora in uso.

Paragonate alle loro eredi, lo spessore del tacco era prossimo a zero.

Dalla metà degli anni ’70 in avanti, le aziende hanno assunto degli scienziati per progettare le calzature da running.

È qui che i termini “neutrale”, “pronazione” e “supinazione” hanno fatto il loro ingresso nel vocabolario dei runner.

Improvvisamente, non è stato più così semplice acquistare la scarpa che sembrava calzare meglio ed essere più comoda.

Hai dovuto invece capire quale fosse il tuo “stile” nella corsa e scegliere una scarpa per “correggere” le tue “disfunzioni” nella falcata e prevenire gli infortuni.

Sembrava una cosa ragionevole, in teoria.

Dopo tutto, chi vuole farsi male?

C’era solo un piccolo problema. Nonostante il coinvolgimento di scienziati nella progettazione, non ci sono dimostrazioni che alcuna scarpa studiata specificamente per uno stile di corsa riduca gli infortuni!

Il business delle scarpe

Nel frattempo, nelle fabbriche, gli inventori mettevano insieme nuovi tipi di gomma. Infilati nelle suole delle scarpe per aumentare la spinta, ridurre l’impatto, e ri-energizzare il piede nelle corse lunghe, questi nuovi materiali avrebbero dovuto aiutarti a fare distanza in maggior sicurezza.

Eppure, ricerche recenti suggeriscono che queste suole fighe non ci impediscono di subire un urto quando il piede entra in contatto con il suolo.

Invece, ci impediscono di notarlo.

Scoperte come queste hanno portato a tendere verso scarpe più minimaliste.

Nel 1999 il progettista Robert Fliri ha brevettato una scarpa “five-finger”, prodotta per la prima volta dalla Vibram nel 2005.

Negli anni che sono seguiti, le five-finger e altri modelli di basso profilo hanno visto un notevole incremento di popolarità. Dai forum pubblici alle riviste di sport, un numero sempre maggiore di atleti e persone normali ne osannano i benefici…..

 

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