Tra le tecniche più adottate in psicologia dello sport, una delle più interessanti è l’imagery o visualizzazione. Essa è una rappresentazione mentale sistematicamente ripetuta e cosciente dell’azione motoria (Frester, 1985) che deve essere appresa, perfezionata o stabilizzata, senza che vi sia una esecuzione reale, visibile esternamente, di movimenti parziali o globali (Corbin, 1972).
L’imagery può coinvolgere uno o più sensi (Liggett & Hamada,1993) soprattutto visivo, uditivo e propriocettivo.
L’uso di questa tecnica permette un maggior controllo della prestazione sia a livello cognitivo che emotivo. Attraverso la pratica mentale ed esercizi molto concreti gli atleti sono progressivamente allenati alla rappresentazione mentale di immagini visive, riproducendo esperienze precedenti (rievocando prestazioni positive o vincenti), anticipando quelle future (performance e tattiche di gara) o correggendo quelle attuali. Un podista ad esempio può immaginarsi la sua corsa in una gara, l’appoggio dei piedi, il movimento ciclico delle gambe al ritmo che vuole allenarsi e le condizioni psicologiche ad essa collegate (fatica, autocontrollo, concentrazione, respiro ecc).
Studi scientifici dimostrano che, pur senza una reale esecuzione di movimenti, la sola
immaginazione del gesto motorio determina la stimolazione, seppur molto lieve, dei muscoli interessati dalla visualizzazione e aumenta del 70% la probabilità di eseguire correttamente il movimento.
L’allenamento alla visualizzazione mentale permette ad un runner di raggiungere molteplici scopi: diminuzione dell’ansia pre-gara, aumento di attenzione e concentrazione, incremento della motivazione, miglioramento del gesto atletico (allenamento ideomotorio), potenziamento dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità.
Dottoressa Serena Gallorini, psicologa dello sport